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Sono nata in una famiglia cattolica e fino a 18 anni pensavo di avere tutti i miei diritti di gestire la mia vita, o meglio qualche sfera della mia vita, come volevo e allo stesso tempo seguire tranquillamente le funzioni religiose, recitare ogni giorno il rosario ed avere, persino, un certo timore di Dio.

Se da un lato ero orgogliosa della mia religiosità, da un’ altro lato non capivo perché mi sentivo triste ed avevo paura di morire. Così, senza rendermene conto, soffocavo questi sentimenti concentrandomi nello studio e distraendomi con i divertimenti. Non trascorse però molto tempo, ( a 18 anni ) che dovetti sposarmi e così abbandonai la scuola e, siccome amavo leggere, incominciai a leggere la bibbia che avevano regalato a mio marito. Ricordo che leggendo: “ La creazione”-“Giuseppe venduto dai fratelli”- “Sansone” – “Davide e Golia” ne rimasi molto affascinata. Poi, mio marito ed io decidemmo di andare in Germania e lì, attraverso un nostro paesano, venimmo a contatto con dei credenti evangelici i quali ci accolsero con tanto amore e ci aiutarono a trovare un lavoro. Mi accorsi subito che queste persone erano diverse e ne ebbi la conferma quando li sentii cantare e pregare, sembrava che conoscessero Gesù molto bene, tanto da essere sicuri di andare in cielo. Nel frattempo fui ricoverata all’ ospedale perché ero all’ ottavo mese di gravidanza; fui visitata da Sara che mi lasciò un’ opuscoletto intitolato: “Ecco la via ”, in esso potei leggere tante risposte alle domande che mi ero sempre fatto ma che nessuno mi aveva potuto rispondere, piansi di gioia e finalmente capii che il solo modo per saperne di più era semplicemente “leggere la bibbia”. Così per la seconda volta presi in mano la bibbia ma questa volta non più come un libro di racconti ma per quella che veramente è:” la Parola di Dio”. Venni così a conoscenza del piano di salvezza di Dio per l’ uomo. Dell’ amore di Dio per me, del mio stato di peccato davanti a Lui, di come Gesù si era caricato dei miei peccati ed aveva pagato sulla croce con la sua vita e che il Padre, soddisfatto, lo aveva risuscitato. E io che cosa dovevo fare? Niente! Soltanto chiedergli perdono dei miei peccati e accettarlo come il mio Salvatore e Signore. Ricordo che mi inginocchiai e lo ringraziai del Suo sacrificio per me e affidai la mia vita nelle Sue mani. Da quel momento una grande gioia, una profonda pace e la certezza della vita eterna hanno preso il posto della tristezza e della paura. Sono ormai passati 28 anni e non mi sono mai pentita di averlo fatto! E tu, che cosa aspetti?

Rita C.

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